Translagorai Classic

15/07/2023 Manuele Delmarco

Ho scoperto Translagorai Classic tre anni fa nel 2021 quando due amici (Tommaso Mosna e Alessandro Fontanari) vi parteciparono nella versione Reverse Panarotta/Rolle, ho letto il resoconto di Tommaso che troverete qui nell’albo e mi sono detto: l’anno prossimo ci devo essere.

Nell’anno 2022 nella versione Classic Rolle/Panarotta (l’anno della variante incendio con arrivo all’Erterle) l’ho conclusa in 22 ore e 41 minuti.

L’esperienza è stata notevole tanto che quest’anno non volevo mancare per provare la variante “reverse” Panarotta/Rolle.

Sentendomi parlare di questa “cosa” l’amico Paolo Poldo Moreletti ha manifestato un certo interesse e anche se di solito corro sempre da solo, ho pensato fosse una buona cosa condividere questa esperienza con un amico e fare lavoro di squadra.

Paolo è uno tosto, forte nella corsa, molto più forte di me… ma soprattutto uno che si sa muovere bene sul difficile, in tutte le stagioni e in tutte le situazioni, un “uomo di montagna” dunque il compagno ideale per queste avventure non certo adatte ai deboli di spirito.

Così in un assolato sabato pomeriggio di luglio ci ritroviamo al piazzalone della Panarotta, noto subito che la fascia d’età media quest’anno è particolarmente bassa rispetto alla mia… L’anno scorso qualche “vecchietto” c’era, quest’anno sono tutto giovanotti super competitivi, tanto che alla partenza sembra di essere a una 10K e il gruppo di testa scatta e fila via a razzo ! 

Noi trotterelliamo nelle retrovie con l’accordo di non tirare troppo nel tratto Panarotta Manghen, che sarebbe per buona parte corribile, ma rischierebbe di bruciare troppe energie che torneranno utili nel “profondo Lagorai”.

La prima tappa è il Rifugio Sette Selle dove l’amico Lorenzo ha preparato un accogliente ristoro a lume di candela con tutto quello che serve: the, caffè, brodo, torte e dolcetti vari.

Trangugio due caffè di moka, mangio dell’ottima crostata, accendiamo la frontale e ci avviamo verso il Passo dei Garofani.

È una bella notte serena e stellata e poco dopo la mezzanotte siamo al Manghen,

sbuchiamo dal tranquillo silenzio dei sentieri notturni e troviamo il casino di campane, grida e fischi ad opera dei ragazzi dell’organizzazione che penso abbia fatto scappare a valle tutta la fauna del luogo.

Ci sono anche mia moglie Katia, mio figlio Matteo e Antonella, la moglie di Paolo.

Al passo tira l’aria fredda dei duemila metri, ma dopo una breve pausa ripartiamo in maglietta e pantaloncini senza indossare nient’altro.

Nel tratto facile fino a Forcella Montalon tutto procede bene con qualche sbadiglio, sotto al cartello della forcella troviamo seduto Noa (credo si chiami così) il ragazzo degli Stati Uniti che vive a Trento, aveva l’aria “persa” e chiedo se è tutto ok, lui dice di sì e che aspettava qualcuno solo per essere certo di non sbagliare strada, si alza e parte davanti a noi, dopo pochi metri sulle prime rocce barcolla avanti e indietro, rallenta e ci fa passare con un cenno.

Lo davamo per spacciato, ma concluderà la sua traversata in poco meno di 24 ore! Grande Noa.

Procediamo di buon passo, ma dalle parti di Forcella Valmaggiore o giù di lì mi viene la nausea, probabilmente per le troppe “schifezze dolci” che ho mangiato ai due ristori.

Tengo duro e mi dico: prima o poi passa, ma non passa… faccio del mio meglio per non rallentare troppo, non mi fermo mai, ma soffro… Paolo mi aspetta e mi dispiace, perché potrebbe andare molto più forte.

La notte passa veloce e subito dopo forcella dei Pieroni saliamo in cresta e ci investe l’alba rossa e magnifica ! Sono le 5 e Il sole ci metterà ancora parecchio ad arrivare ma il cielo è di un rosso fuoco fantastico c’è una vista spaziale, è da ieri che non c’è una nuvola, quest’anno siamo stati davvero fortunati.

Per la prima volta da quando siamo ripartiti dal Manghen ci fermiamo giusto uno due minuti per fare una foto.

Via si riparte, sassi, forcelle, sassi, il Lagorai non dà tregua ! 

Il Passo Sadole sembra non arrivare mai, ho fatto digiuno totale da diverse ore per far passare quella brutta sensazione di “liquame nella pancia” ho solo bevuto poca acqua e non vedo l’ora di arrivare al Cauriol per mangiare del “cibo vero” non barrette o dolciumi vari, voglio un panino con lo speck! 

Arrivati al Sadole corricchiamo fino al Cauriol dove arriviamo poco dopo le sette.

All’esterno ci sono i ragazzi dell’organizzazione che ci accolgono con calore come sempre, c’è anche l’amico Tommaso Mosna che farà da pacer a due ragazzi fino all’arrivo. Dentro al rifugio ci sono le famiglie che fanno colazione dopo la notte in rifugio.

Mangio il panino con lo speck che tanto bramavo, butto giù una coca cola e dopo una pausa lunga ben 23 minuti ripartiamo di slancio per l’ultima frazione Cauriol/Rolle che detta così sembra poca roba…

Adesso finalmente sto bene ! Me lo conferma Paolo che mi segue a ruota sulla durissima salita che inizia appena fuori dal rifugio (600D+ ripidi tutti d’un fiato) e mi dice che tempo fa quando siamo passati di qua per un giro di allenamento salivamo più lenti di oggi…

Cerco di recuperare il tempo perso stanotte e dove il Lagorai lo consente facciamo anche dei pezzi correndo, comunque sempre marciando veloci senza fermarci mai.

Nei pressi del lago delle Trute troviamo il nostro primo “deposito viveri” nascosto tempo a dietro durante un giro di allenamento, qualcosa da bere e cibo vero: salamini di struzzo, formaggio grana e frutta secca.

Puntiamo ora al Bivacco Paolo e Nicola dove troviamo alcuni ragazzi a fare assistenza e la possibilità di riempire le bottigliette di acqua, niente cibo, pochi minuti e si riparte sulla dura salita rocciosa.

Il nostro prossimo obiettivo è un secondo “deposito viveri” che avevamo nascosto settimane prima più o meno a metà strada tra il Paolo e Nicola e il Bivacco Moro, poca roba, ma molto apprezzata, soprattutto l’acqua e una lattina di Fanta infatti dal Paolo e Nicola non abbiamo più trovato acqua lungo il sentiero e fa davvero caldo, il sole è implacabile e sentiamo il collo bruciare.

Da ora fino all’arrivo non troveremo più acqua!

Ora inizia la spianata rocciosa che conduce al Bivacco Moro, o meglio quella che a prima vista sembra una spianata unica, ma che nasconde continue vallette da attraversare, sali scendi vari che con settanta e passa chilometri nelle gambe sembrano non finire mai, in ogni caso teniamo un ottimo passo accennando persino delle corsette sulle placconate rocciose inclinate, che figata !

Avvistiamo la figura rossa del bivacco, ma ci vorranno ancora alcune vallette prima di passarci vicino.

Ora sentiamo “odore di Rolle” e la vista seppur in lontananza dei Colbriconi ci mette il turbo, più tardi ci ritroviamo a risalire la breve salitella che conduce a Forcella Colbricon e penso: sono gli ultimi metri di dislivello, no non mi sembra vero, dopo questa solo discesa…

Scavalchiamo la forcella e cominciamo la discesa ripida e piuttosto tecnica inizialmente con relativa calma, poi sempre più forte fino a tenere un ritmo da sky race! Ma da dove esce tutta questa energia? Le gambe prossime agli 80 km con 5000D+ vanno come fossimo appena partiti.

Teniamo un ritmo folle fino in fondo alla discesa, poi comunque sempre correndo percorriamo il contorno dei Laghi di Colbricon e tutto il sentiero pieno di turisti, in questo ultimo tratto corre con noi Matteo mio figlio.

Stringendo i denti corriamo di buon ritmo la salitella finale stimolati anche dal tifo dei ragazzi all’arrivo e …

E’ fatta ! Arrivati sani e salvi e senza neanche una sola vescica ai piedi.

Qualche dato tecnico sul percorso: quando sulla carta leggi 80 km con 5000 di dislivello ed hai già corso diversi trail in alta montagna potresti pensare che si tatti di un percorso tutto sommato nella media, niente di più sbagliato.

Il tratto che va dalla Panarotta fino a forcella Montalon è composto quasi interamente dai classici sentieri di montagna senza particolari difficoltà tecniche e con un fondo quasi sempre corribile.

Le cose cominciano a cambiare nella zona del Lago delle Stellune dove il percorso si sviluppa su delle pietraie, spesso su delle vere e proprie frane di massi dove di continuo devi passare dalla punta di un sasso alla lama di un altro e non puoi mollare l’attenzione un secondo. Dunque va tenuto in conto il fatto che anche dove non c’è dislivello il terreno è particolarmente tecnico e non ti lascia mai tirare il fiato, il Lagorai non molla mai.

 Vietato distrarsi durante tutta la notte, devi puntare la frontale dritto davanti ai piedi e mirare al prossimo sasso.

Materiale ed attrezzatura: ho fatto tutta la gara dall’inizio alla fine in pantaloncini, maniche corte e cappellino con visiera, avevo due bandane tubolari ai polsi , nello zainetto avevo due bottigliette da mezzo litro l’una, un paio di manicotti, una giacchetta antipioggia della Decathlon che uso da anni, il kit medico con il minimo indispensabile che mi porto sempre dietro, un secondo frontalino di scorta, un paio di calzini di scorta, una leggerissima giacca antivento da ciclista, una Power bank con i cavetti per poter ricaricare il frontalino, il cellulare, ma soprattutto l’orologio Suunto che sapevo già non avrebbe avuto batteria per arrivare alla fine.

Avevo qualcosina da mangiare e i sali minerali.

Non uso gps, ma ho studiato con attenzione il tracciato a casa sulla cartina cartacea e avevo tutto in testa.

Questo è quello che sapevo essere il necessario per me, poi ognuno sa (o dovrebbe sapere) di cosa può aver bisogno.

Un sentito ringraziamento all’organizzazione tutta e all’amico Paolo per la splendida avventura.

TRANSLAGORAI CLASSIC / ©

2024

Trento Running Club