Si chiama Translagorai perché è il percorso della Translagorai.
Si chiama Classic perché devi farla a piedi.
Si chiama Run perché se vuoi farla in meno di 24 ore devi correre.
Translagorai Classic è l’FKT del percorso di Translagorai, e oggi è l’unico FKT italiano regolarmente ripetuto. Se corri in meno di 24 ore ti spediamo un adesivo a casa, gratis. L’adesivo serve a rendere l’idea che se sei a caccia di un riscontro materiale importante è meglio che torni a fare le gare.
Il percorso è sempre esistito e molti hanno un cugino o un conoscente che aveva già stampato un tempo strabiliante. L’intento di questo progetto è creare un’ufficialità e una storicità del percorso. Possiamo dire che è uno standard settato, non esclusivo, e aperto alla creatività personale di ognuno.
Questo sito nasce per raccogliere lo storico delle ripetizioni e i consigli di chi vuole ripeterlo. Tutti i ripetitori, oltre a entrare in elenco, hanno la possibilità di condividere il racconto di come è andata, consigli e aneddoti della loro traversata. Per questo ogni tentativo (indipendentemente dal risultato) è importante allo stesso modo, perché la cosa che più ci affascina è sentire le storie di chi ci ha provato. Lo si fa per diffondere la cultura e il senso di condivisione e supporto nella comunità dell’ultrarunning.
Come ogni FKT, il tentativo è valido qualunque giorno dell’anno, stando a delle semplici regole di cortesia: dichiara in anticipo il tuo tentativo, documentalo (foto, traccia gpx), dichiara il tuo risultato indipendentemente che sia andato bene o male, possibilmente attraverso un resocondo scritto.
«Stiamo per scrivere una pagina del nostro sport. Non esiste un altro evento in cui un tot di persone si cimentano in una traversata assurda per vincere un adesivo.
Prenderemo ciò che viene. Se ci sarà freddo o pioggia prenderemo freddo o pioggia.
Se ci sarà da fare a gattoni dei tratti ghiacciati faremo a gattoni dei tratti ghiacciati. Se ci sarà da vomitare, da imprecare, da leccarsi le ferite o da ritirarsi lo faremo. Provo a dormire, con la pioggia che ticchetta il tettuccio del mio giaciglio. Sono pronto? forse no. Ma chi è mai realmente pronto per questo? Nessuno, o tutti quelli disposti a mettersi in gioco e prendere quello che viene.
Sono un pò emozionato.»
Translagorai è un percorso di circa 50 miglia (80k) con 5000 metri di dislivello positivo, che collega il Passo Rolle alla Panarotta e attraversa interamente la catena del Lagorai, in Trentino. A differenza delle Dolomiti, il Lagorai è una catena composta di porfidi, una roccia più severa e meno sontuosa, che ne ha determinato uno sviluppo turistico meno aggressivo, permettendogli di restare un luogo selvaggio e appartato. Negli 80 chilometri della traversata infatti si incontrano soltanto tre rifugi e una sola strada asfaltata. Per queste ragioni il Lagorai non si presta a gare di corsa e a competizioni sportive tradizionali, ma è il percorso ideale per un FKT.
Durante la primavera del 2020 io (Filo) e Paco stavamo iniziando a pensare a una 100 miglia a loop sulla Marzola, la montagna di Trento su cui si erano tenute le prime due edizioni di URMA 50k Invitational. Era un momento felice per l’ultrarunning italiano, elettrizzante, ricco di idee, tentativi, progetti. In quel periodo, uno dei momenti più depressi degli ultimi decenni, mentre fuori tutto sembrava collassare, la bolla di persone che gravitava attorno a Destination Unknown aveva preso l’abitudine di trovarsi ogni mercoledì sera su Zoom per bere una birra e raccontarsi qualche stronzata: si chiamava True Commitment, ed era una specie di salottino dell’ultrarunning, da qualche parte trovate le registrazioni.
Nel frattempo, mentre pensavamo alla 100 miglia, Paco aveva riletto la storia di Nolan’s 14, rimanendo folgorato dai racconti assurdi di Jim Nolan e Blake Wood sui Colorado Fourteeners. Paco cercava quel sapore pionieristico, e il Lagorai era il posto perfetto per trovarlo: una linea logica, selvaggia, lontana dai marker turistici blasonati e dall’antropizzazione. Un percorso su cui solo pochi scriteriati si sarebbero lanciati. Aveva già provato la traversata tre volte senza mai riuscirci, ma quello sembrava il momento perfetto, l’anno perfetto. Scrisse al Luchino Forti, che l’aveva corsa in solitaria l’anno prima, disegnarono un percorso, organizzarono un ritrovo, aprirono una pagina Facebook, e reclutarono una decina scarsa di corridori, disposti a partire dal Rolle una sera di luglio per correre fino alla Panarotta in cambio di un adesivo olografico stampato su StickerMule.
Per puro caso, tutte le persone che provarono quella prima traversata non c’entravano nulla col giro di URMA e di DU, ma molte di loro sarebbero poi diventate nostri compagni di viaggio, come Enrico Scanavin, che adesso ci aiuta nell’organizzazione, Andrea Torresan, con cui ho condiviso un FKT e dei bei momenti, Elia Vanzo e gli altri. Senza saperlo, o forse un po’ sì, Translagorai stava diventando un’altra di quelle calamite, una scintilla per una scena alternativa in Italia. Lo spirito di Translagorai è la condivisione dell’esperienza e il fatto che sia una cosa fatta dai corridori per altri corridori. Dal 2022 è organizzata con l’aiuto del Trento Running Club, un gruppo informale di amici che per i motivi più diversi si sono trovati a condividere chilometri sui sentieri di Trento. Ma il mood di Translagorai Classic è rimasto familiare e autorganizzato, sulle tracce dei pionieri dell’ultrarunning.
In questa lista trovate tutti i tentativi dichiarati e comunicati di percorrenza in meno di 24h di Translagorai: il cuore di questo sito e di questo progetto. Non una classifica o una lista di tempi, ma uno storico.
I tempi cambiano e così le persone, ma alcune idee rimangono.
A volte penso di essere un pò immaturo e prima o poi cambierò anche io, tuttavia per il momento ancora ci credo a certe cose, come quando ero all’università o come quando ero al liceo che sono rimaste.
penso sul serio che si possa creare una realtà alternativa alla corsa su lunga distanza che sia differente da quella preconfezionata dalle aziende e che ci viene spacciata per normalità.
io sogno il fatto che le persone corrano vestendo magliette create da altri corridori, con le proprie idee e i propri investimenti, anzichè le ultime tshirt super tecnologiche prodotte in cina dall’azienda di turno. è per questo che ogni volta che qualcuno acquista una maglia in cotone dal sito di urma sono contento. è un investimento che non ripagherò, tra sito e tutto, ma alla fine mi piaceva l’idea e mi piace ancora. Per me è un inizio, o comunque spero che possa servire a qualcun’altro per dar forma alle proprie idee.
Sogno gare organizzate da corridori, in cui lo stesso organizzatore corre o venga a stringere la mano a ogni partecipante. è giusto che ci siano eventi di respiro mondiale, come UTMB o LUT, ma devono essere l’eccezione, non la regola. Perchè in Italia non possiamo avere una cazzo di 100 miglia ristretta, con 200 partecipanti, tutti amici e senza tutte quelle puttanate consumistiche da pacchi gara e i gonfiabili?
Mi sono reso conto che l’idea di creare questa “realtà parallela” – che non esclude quella istituzionale, ma la completa – è qualcosa su cui riesco a sognare e creare più con gente che è al di fuori del mondo della corsa che non corridori come me.
Sono tutti così tanto ancorati a quelle cose date come certezze assolute che alla fine fanno fatica a scollegarsene. Me ne rendo conto più che mai ora, in un periodo che ha polarizzato molte nostre idee, in cui ho realizzato che sul serio ciò che mi dà una translagorai con 15 amici pronti a spingere a morte per arrivare in fondo a qualcosa che non ha rilevanza nei punti itra mi dà più soddisfazione che una gara qualsiasi organizzata con tutti i crismi. Sembrano sempre tutti pensare “si si figo, ma poi sogni l’UTMB” mentre non capiscono che sul serio non me ne fotte molto di UTMB e dei piazzamenti vari. Se mi iscrivo a una gara do tutto, voglio vivncere, voglio spremermi ed eseguirla bene, ma per me non si riduce alla gara come unico momento di competizione con gli altri: se dovessi pensarla così non correrei le 100 miglia, ma farei qualcosa che mi rende meglio, per cui sono portato. Una disciplina per cui potrei primeggiare a parità con meno sforzi: il duathlon o che so, tutt’altro. Invece sogno sul serio che le persone non aggiornino un sito o il proprio stato sui social ma scrivano un libro, o che vengano prodotte fanzine che mi facciano scoprire personaggi e gare senza ringraziamenti agli sponsor e senza marchette.
Sogno sul serio una comunità e non solo un sacco di persone che alla fine sono solo felici dei propri risultati alle gare, delle proprie vittorie intime (importanti, ma non esclusive) ma che sono felici anche solo di spendersi per la comunità degli altri corridori.
Per me URMA è inclusiva e non esclusiva, per quello mi fa sempre strano vedere che qualcuno si vanta di qualcosa che di fatto è proprio il contrario del “io ci sono e tu no”.
Io vorrei che nascessero tante altre cose, ma che la matrice fosse altruistica e non egoistica, e devo dire che quello che più mi dà felicità è vedere degli amici che secondo me incarnano questo spirito, e mi riempiono di gioia: Manuel, Filo, Luchino Forti, giusto per citarne qualcuno. Ma mi piace vedere come queste persone siano sempre pronte per esserci per gli altri, nel credere nei progetti altrui e nel faticare anche per gli altri, perchè funziona così: a volte dai a volte ricevi.
Insomma, come ha giustamente detto Filo qualche mese fa
“adesso c’è solo da correrla translagorai, ma in quanti ci hanno creduto l’anno scorso?”
lui si è passato la giornata in giro solo per fare assistenza, ci ha sempre creduto, ne ha capito quanto c’è dietro e credo ne abbia capito anche il senso più intimo della cosa.
Mi piacerebbe che fosse lui a sviluppare quella cosa e arrivare ad avere la nostra cazzo di 100 miglia italiana bella, che non puzza di sponsor e di trovata commericale di business, ma solo di corsa.
Lo sogno, ma poi chissà magari ci riusciremo una volta