16/07/2022 Marco Giusti

Marco Giusti - 21:03

Manghen, Manghen, Manghen

Manghen, Manghen, Manghen… cosa può volere di più un uomo dalla vita? Anzi più che un uomo direi un ultra-trailer, che di fattezze umane ha bene poco, soprattutto dopo circa 50km e 3500m di dislivello positivo, sassi, grandine, sole, sete e tutto quello che ti può ridurre a un ammasso di carne e ossa puzzolente nel giro di poche ore.

Il passo Manghen, per gli amici detto il Manghen, durante la Translagorai diventa uno spartiacque, una metà da dentro o fuori, un mantra da ripetere mentalmente mentre si grondano le ultime gocce di sudore convinti che una volta morti non si potrà morire di nuovo e sarà più facile continuare fino all’arrivo. Forse addirittura sperare di farlo in meno di 24 ore, cosa che a un certo punto rischia di diventare quasi superflua, un accessorio che non userai sulla tua auto di lusso ma che sai che c’è e ti tira su il morale soprattutto con gli amici.

La mia traversata inizia alle ore 7.00 di mattina quando da Roma mi metto in viaggio solo per andare a offrire nuovamente le mie maledizioni a quel gruppo montuoso che un anno prima mi aveva umiliato costringendomi al ritiro, percorrendo 12km di sentiero con un ginocchio dolorante, per raggiungere Tesero in Val di Fiemme. E sì perché una sera di agosto del 2021, dopo il terzo gin e tonic a casa di amici, parto alle 3:00 di notte per provare in solitaria la traversata del Lagorai. Di lì a poco sarei dovuto tornare nella mia città natale e chissà quando mi sarebbe ricapitato di provare l’impresa quindi, ebbro anche un po’ di entusiasmo alcolico, mi dirigo a Passo Rolle.

Il piano era semplice: partire di notte per arrivare la mattina presto al rifugio Cauriol, per pranzo al rifugio Manghen e per cena al rifugio Sette Selle così da avere un supporto anche logistico. Purtroppo mi sono scontrato con due bisonti: la bellezza del Lagorai e la sua stronzaggine. E sì che di quelle distanze e dislivelli ne avevo già fatti a sufficienza!

Quando è uscita la data del 2022 ho iniziato a pregustare la rivincita e dopo 10 ore di viaggio, verso le 17:00, ho raggiunto nuovamente Passo Rolle, pronto per il secondo atto.

Lo zaino per la Translagorai è l’unico bagaglio che ho controllato e ricontrollato: questa volta non voglio avere scuse!

Piano, piano arrivano gli altri all’appuntamento. Chi mi dice sono 60, chi 70, io so solo che sono tutti belli e carichi e, stando con loro, forse di riflesso un po’ lo sono anche io, come nelle uscite con l’amico figo quando ci si crede più belli.

Breve discorso, impalcatura della partenza che cade (ahia…una tagliola alla partenza non è un buon presagio), nubi nere all’orizzonte…ma sono con tutti questi matti e non mi può succedere nulla….

Foto di rito e si parte!

Questa volta vedo i laghi Colbricon alla luce del sole e non sento rumori di animali nella vegetazione, che figo! Il serpentone si snoda abbastanza celermente sulla salita iniziale ma i primi tuoni iniziano a farsi sentire, qualcuno viene dal basso, forse sarà la paura o forse la cena che inizia a essere digerita, altri dall’alto e questi si spera ci manchino. Non è così: non solo ci prendono, ma addirittura è grandine…e io solo adesso mi accorgo di essere rimasto solo!!!Se mi prende un fulmine chissà cosa succede…come faceva la ragazza degli X-men? Boh! Per fortuna non dura tanto ma il sentiero si riempie di grandine e in certi punti diventa molto scivoloso. Io vorrei raggiungere quelli davanti a me ma intravedo solo le frontali, da poco le abbiamo tutti accese, e non si avvicinano di una virgola. Troppa ansia, stai calmo e visto che ci sono, mangio una crostatina…che buona! Bella spappolata come piace a me…

Di notte c’è poco da vedere e senza grandi problemi si passa il bivacco di Paolo e Nicola e si arriva al rifugio Cauriol e, come mi ricordavo, la discesa è una delle fregature più grandi della storia della terra: fa abbastanza schifo e non si arriva mai! Ma giunti lì inizio a capire quanto grande è stato lo sforzo di singoli ragazzi che per pura passione hanno deciso di mettere in piedi questo evento. Tommaso del rifugio Cauriol, da me da ora ribattezzato San Tommaso, non solo tiene aperto di notte ma ci permette un ristoro con i fiocchi, che non sono quelli di latte ma le svariate prelibatezze sia culinarie che spirituali che troviamo.

Il Cauriol lo davo per scontato, adesso iniziamo a fare sul serio: Manghen, Manghen, Manghen! Voglio arrivare lì per prendermi la mia rivincita, per vedere se riuscirò a finire ma soprattutto perché sarà più facile eventualmente ritirarsi…

Purtroppo, poco dopo esser ripartiti, mi accorgo che la traccia in quel punto è un po’ strana e mi tocca buttarmi nella radura per seguirla rispetto al tracciato che mi veniva naturale fare, e ancora adesso mi rimangono dubbi sulla sua bontà perché mi sono trovato a passare in punti franati e sporchi di radura. Da poco con me si è accodata una ragazza che già dalle prime impressioni mi sembra molto cazzut…ehm…determinata. L’elastico che facciamo, superandoci continuamente anche con altri ragazzi, è uno sprone a continuare e i km vengono macinati. Ogni tanto vedo delle frontali molto in alto e penso che ci siano altri folli in giro di notte sul Lagorai, invece poco dopo mi trovo nella loro stessa loro posizione: mi sa che gli unici folli siamo noi!

Il Garmin si sta per spegnere e lo attacco al powerbank anche perché seguire la traccia sull’orologio mi è più facile che dal cellulare e, visto che ci sono, e ho voglia di salato, addento un mezzo panino proprio mentre trovo due arzilli signori che mi scattano delle foto. Ancora mi chiedo da dove siano spuntati!

Arriviamo al fatidico cartello delle 3 ore al Manghen e dentro di me rido pensando che in molti mi han detto che è sbagliato e mancherà un’oretta e mezza. Sarà ma a me sono sembrate 5! Iniziano a vedersi i primi volti della domenica che timidamente ci incitano perché capiscono che quei pettorali e quel volto scavato non possono essere un’uscita domenicale normale. Finalmente si iniziano a vedere alcune facce presenti alla partenza, ci siamo! Qualche vacca prova a mettersi in mezzo sul sentiero e io spero di non perire con un colpo di zoccolo (o peggio di zolfo) ma poi rallento appena sotto la chiesetta del Manghen e…sento la campana! Eppure non si muove!!!Allora è finita davvero…sono morto pochi metri prima del passo, che sfiga! E invece non è la campana della chiesetta ma sono quei mattacchioni che non hanno mai smesso di supportarci e incitarci, e io non posso proprio non percorrere gli ultimi tre tornanti corricchiando per quanta energia mi viene trasmessa.

Qualche parola di conforto, un po’ di acqua e cibo, poco a dir la verità perché scopriamo che sono passati circa 17 corridori e molti potrebbero aver ancora bisogno di molto più aiuto di noi. Poi al Manghenetti ci sarà un altro ristoro!

Altro ristoro?!?!?

Alla faccia del ristoro!!!Un’esplosione di festa e prelibatezze, e questa cosa la metto tra le tentazioni a non terminare la gara.  Sono i ragazzi di URMA! Chiedo se finalmente il sentiero è buono per correre, di sassi non ne posso più. Qualcuno dice di sì, qualcuno di no…qualcuno sa come me adesso che non è così semplice come si possa immaginare!

Con questo dubbio riparto e poco dopo vedo la Malga Cagnon in fondo alla valle!

Mi domando: ma mica dovremo scendere fin là? Certo che sì, ma soprattutto dovremo poi risalire fino al passo che ci porterà al Sette Selle. Mi correggo, i passi, perché come capita spesso in montagna, il terreno che spiana è infingardo e dietro a una montagna ce ne è una più alta.

Sono allo stremo, mi fanno forza gli incitamenti delle persone che incontro e che capiscono cosa stiamo facendo. Dal lago Erdemolo, molto più complicato da raggiungere rispetto a quanto mi ricordassi, parte una salitona spezza-fiato nell’ora più calda di uno dei giorni più caldi di questa estate.

Secondo il Garmin i 5000 d+ non sono lontani, non possono essere stati così sadici da aggiungere altre salitone! Dietro di noi (c’è ancora con me Federica) non vediamo nessuno. Mah, forse si sono ritirati tutti perché arriverebbero troppo a ridosso delle 24 ore…Dopo scoprirò che non è così e che in molti stavano ancora combattendo la propria battaglia.

Quando ormai la nausea iniziava a farsi strada e io provavo a calmarla con dei sali sciolti in acqua caldissima, sento Fede che mi urla: si scende, siamo arrivati!!!

Solo una frase sarebbe potuta essere più bella: birra gratis a volontà per tutti! In quel momento mi sono fatto bastare il discesone in cui Fede si getta come una valchiria e io stento a starle dietro. Staremo andando a 7 min/km, no forse a 6 min/km…se stiamo andando a 5min/km la finiamo in un batter d’occhio! Il Garmin spara la sentenza: 10min/km! Va be’ pazienza, quanto ci vuole, ci vuole e iniziamo a vedere anche altri corridori davanti che trotterellano come noi. Rido pensando a dove poter attaccare l’adesivo che viene consegnato ai finishers e che ormai sento già mio. Sull’auto?Sulla borraccia?Sul pc?Sul caschetto da ferrata?Cavolo mi toccherà finirne altre 4 o 5!

Le ultime maledizioni le concediamo alle salite trovate negli ultimi km prima dell’arrivo, così ripide che a momenti neanche nelle gare di vertical si vedono, e che ci hanno fatto anche dubitare sull’esattezza del percorso.  Ma poi lui è lì, bello come il sole, e questa volta non cade a tagliola sulle persone intorno: il traguardo di legno con la scritta Translagorai Classic!

Con le ultime energie mi sento di fare un po’ il cazzone perché il tifo è tanto e io mi domando come sia possibile che una cosa così genuina si realizzi al giorno d’oggi.

Classica domanda di rito: come è stato? Risposta di rito, quella che diranno in tanti: sapevo che era duro ma non credevo così tanto. Delle impressioni non accenno proprio perché soprattutto a freddo emerge un bouquet di emozioni uniche che difficilmente si possono raccontare nonostante anni di trail. Forse mi tatuerò la frase del “non pensavo fosse così difficile” o forse il profilo altimetrico del Lagorai intorno alla caviglia. Non lo so, di certo è stato molto emozionante e adesso mi voglio godere questa impresa perché sospetto sia l’ultima…almeno fino al prossimo anno! :)

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