Translagorai Classic

17/07/2021 Michele Lorenzini

Io e Claudia abbiamo in testa di provare la traversata dall’anno scorso, quest’anno non ci sentivamo ancora pronti per via del poco allenamento ma un paio di settimane fa decidiamo che un tentativo lo possiamo fare…
Così siamo anche noi nel folto gruppo di persone che il 17 luglio si presentano a Passo Rolle, conosciamo alcuni degli altri pazzi che hanno fatto la stessa scelta e alle 20:36 si parte tutti insieme dalla Panarotta. Un tramonto da cartolina ci accompagna mentre trotterelliamo in gruppo sui primi km, seguiamo quelli davanti ma dopo un paio di km controllo la traccia e vedo che siamo fuori. “Cominciamo bene”, penso, mi innervosisco e per tornare sul sentiero dobbiamo ravanare in discesa tra cespugli e imprecazioni.
Intanto arriva la notte, stiamo più attenti, il nervoso e il gruppo si diradano, il tempo di scambiare qualche parola con quelli più vicini e riprende il nostro viaggio che da qui in poi sarà quasi sempre in solitaria. La notte scorre bene, c'è vento ma non fa troppo freddo. Al Sette Selle ci riforniamo di acqua e scambiamo qualche altra parola con chi è già lì. Subito dopo la salita ce le toglie e dal Passo Cagnon comincia il tratto che non abbiamo mai percorso prima. Ogni tanto vediamo delle luci lontane, sia avanti che indietro: sono le frontali dei tanti che stanno provando questa avventura insieme a noi. Ogni tanto invece sono solo le stelle vicine all'orizzonte. Fino al Manghen tutto bene, prendiamo l'acqua al bivacco Mangheneti e via. Di tanto in tanto guardo il cronometro sull'orologio e cerco di far due conti per capire che ore sono, il tempo comincia a scorrere in modo strano, ad ogni modo siamo al Manghen poco dopo le 3, stiamo bene e siamo contenti, si punta al Cauriol! Al Lago delle Buse una scarica di sassi interrompe il silenzio e ci fa fermare in attesa che passi, è sceso qualcosa di grosso dalla Forcella Ziolera, per fortuna non troppo vicino. Un po' alla volta l'orizzonte comincia a farsi più definito, a Forcella Montalon i profili neri delle cime cominciano a riempirsi di dettagli sfocati e al Lago delle Stellune ormai il giorno è tornato a farci visita illuminando di arancio le nuvole. Per noi è la prima volta che passiamo una notte intera immersi in quello che ci piace fare: correre (poco), camminare, riempirsi un poco alla volta di questa nuova esperienza. Di nuovo i sentieri già percorsi durante le uscite di "ricognizione" lasciano posto a sentieri mai battuti, entriamo nella parte più selvaggia e aspra di questa sezione centrale. Un susseguirsi di valli e forcelle e ad ogni passaggio il panorama cambia, un nuovo lago da guardare dall'alto, nuove distese di rocce e sassi che aspettano di essere attraversate. Si sale, si scende, si sale, si scende… si scende troppo, mi sembra, controllo la traccia e scopro che siamo fuori di quasi un km, abbiamo saltato un bivio sotto il Cimon di Lasteolo! Ci tocca tornare indietro, questa cosa ci ha portato via almeno mezz'ora ed energie preziose, penso, dobbiamo stare più attenti!
La fatica comincia a farsi sentire (sono già più di 40 i km nelle gambe), ma ora dovremmo trovare diversi km di discesa che ci faranno riposare un pochino. Ma siamo in Lagorai, e scopriremo che i km sono faticosi anche a scendere, le pietraie che mi piacciono tanto quando le gambe sono fresche rallentano il passo e non ci fanno recuperare energie. Sono stanco, ogni piccola risalita è uno sforzo su cui devo concentrarmi, abbiamo perso tempo, facciamo conti confusi con la tabella di marcia e cominciamo a dubitare di stare nelle 24 ore.
A passo Sadole ci sediamo per recuperare un po', cosa faremo al Cauriol? Claudia come sempre è un trattorino e sembra non accusare la fatica, io sono in un momento di down e non so se me la sento di andare avanti, ma intanto scendiamo al rifugio e poi vediamo. Se abbandoniamo, dovremo riprovarci, dovremo rifare tutta la fatica che abbiamo sopportato in queste quasi 15 ore. Con questi pensieri arriviamo al Rifugio Cauriol, dove una lattina di Coca Cola, la cortesia sincera del gestore, i sorrisi delle persone che ci aspettano e che stanno facendo la traversata
insieme a noi ci danno coraggio e dopo esserci cambiati ripartiamo senza esitazione. Ci aspetta una salita lunga e dura, ma le gambe sembrano essere tornate quasi nuove, procediamo costanti insieme ad Andrea e Nicola, che abbiamo già incontrato più volte. Nicola fa più fatica a salire, scambiamo qualche parola per cercare di alleggerirla. La salita è dura e sembra non finire mai, nella mia testa ripeto continuamente le parole "costante, efficiente, sostenibile…" sperando che questo mantra faccia andare le gambe nel modo giusto per concludere il viaggio. In fondo tra non molto arriveremo al Paolo e Nicola, nell'ultima sezione c'è la variante che ci eviterà la parte più tecnica in quota, qualche su e giù e ci siamo, possiamo ancora farcela.
Un po' di pioggia ci rinfresca (d'altronde dovevo provare la giacca nuova!) ma ogni km che ci separa dal bivacco sembra infinito. Teniamo duro e alla fine io Claudia e Nicola arriviamo e troviamo ancora le voci dei volontari che ci chiamano, troviamo mani che ci riempiono le borracce e ci danno quello che è rimasto (l'ultima pesca, evviva!), troviamo sorrisi che ci riempiono di voglia di andare avanti.
Sono trascorse 19 ore e mezza, mancano circa 16km, dai che ci proviamo! La seconda resurrezione mi fa prendere la guida del gruppetto, scendiamo spediti e poco sotto ritroviamo Andrea che era incerto sulla traccia, sto davanti e "tiriamo" di buon passo il falsopiano sotto i laghetti di Colrotondo. Raggiungiamo la forcella, poi c'è una lunga discesa e poi… conto le curve di livello sul cellulare: la prima salita sono… 800 metri, e poi altre due, abbiamo ancora più di 1200 metri di D+ da fare da qui all'arrivo! (in realtà erano di più…). Il morale si infrange di colpo, ma non possiamo far altro che andare avanti e scendere verso Malga Miesnotta. Ci facciamo coraggio e seguiamo a fatica la traccia che sale alla prossima forcella, non sempre evidente. Andrea ne ha ancora e lo vediamo allontanarsi più in su. Proseguirà da solo nell'ultimo tratto, ma un bivio sbagliato lo porterà a finire il suo viaggio a valle a qualche km dall'arrivo. Faccio fatica, a metà salita gli aghi nei quadricipiti mi fanno capire che ho raggiunto il fondo, mi sembra di non riuscire a mettere un piede davanti all'altro, come posso arrivare al Rolle? Decido quindi di riposare 5 minuti, tolgo lo zaino e mi stendo su un prato, al sole, guardo l'azzurro del cielo mentre Claudia mi massaggia le gambe.Nicola ci raggiunge, meglio non fermarsi troppo, bisogna ripartire.
Ora non conta più quanto ci metteremo ad arrivare, siamo in mezzo al nulla, il cellulare non prende, dobbiamo SOLO arrivare, in qualche modo. Superiamo la Forcella Miesnotta, si scende (un'altra pietraia), la prossima salita sono circa 300m ma per fortuna la pendenza è modesta, i sassi ordinati ai lati del sentiero sembrano fatti apposta per guidare qualcuno che non ha più le forze per cercare la strada. Insieme a Nicola cerchiamo di raggiungere Punta Ces, c'è campo e possiamo avvisare qualcuno su dove siamo arrivati. Scegliamo di scendere dalla pista, e salire dal sentiero che porta direttamente al Rifugio Colbricon, un po' più lungo ma con fondo più facile e pendenza
costante. Quando vediamo il lago, ormai uno specchio circondato dai contorni scuri del bosco e delle cime più lontane (è passato il tramonto e abbiamo acceso di nuovo le frontali) sappiamo che ormai è fatta. Di buon passo (per avere già 80km e 5300m di D+ nelle gambe) percorriamo gli ultimi due km chiacchierando sereni, gli orologi davanti a Malga Rolle segnano 25 ore e 29 minuti. Pensavamo che non sarebbe mai finita, lo abbiamo pensato innumerevoli volte, ma era finita, siamo arrivati in fondo alla Translagorai. Salutiamo Nicola, Paco, Filo e gli altri che riposano nel camper vicino alla Malga, la nostra macchina (e il letto!) sono su al passo, ma ormai non ci pesano nemmeno queste ultime centinaia di metri di bitume che ci separano dal meritato riposo.

Consigli per chi si vuole cimentare in questa avventura:
⁃ è un percorso impegnativo, con lunghi tratti tecnici e stancanti, anche in discesa, non sottovalutatelo mai!
⁃ studiate bene il percorso, andate a provare qualche tratto (soprattutto perché il Lagorai è stupendo, quindi ne vale la pena a prescindere dalla traversata), ma lasciatevi qualcosa da scoprire solo quando farete la traversata.
⁃ è un percorso impegnativo, non lo sottovalutatelo mai… (repetita juvant)
⁃ controllate spesso dove siete, dove dovete andare: è facile sbagliarsi e anche un piccolo errore si paga con tempo e fatica, che sono risorse preziose su un giro come questo.
⁃ Assicuratevi di avere sempre il supporto della mappa (GPS, cartina, meglio abbondare).
⁃ se vi capita di farla in "gruppo" come noi, fatevi dei nuovi amici e condividete con loro un po' della fatica.
⁃ se siete fortunati come me, fatela con qualcuno di speciale con cui volete condividere qualcosa che vi ricorderete per tutta la vita.
⁃ di notte, ogni tanto, fermatevi, spegnete la frontale e guardate le stelle. Sono milioni, sono lontane, sono bellissime, come i km della Translagorai…

TRANSLAGORAI CLASSIC / ©

2024

Trento Running Club