17/07/2021 Tranquillini Maurizio – Grisa Federico – Libardi Alessandro

Una scelta di gruppo e di condivisione: dall’idea, alla programmazione, al ritiro.
Abbiamo deciso di intraprendere questa avventura in primis per l’attitudine, per la carica e per l’energia che Paco, Filo e chi ruota attorno a loro hanno messo nell’evento. Un’attitudine, quella di uscire dal “mainstream delle gare” e dal “mood delle gare”, che ci ha affascinato e nel quale crediamo fermamente. Attitudine che non significa snobbare e fare gli altezzosi rispetto alle gare o a quello che ruota attorno a queste ultime (le facciamo anche noi), ma significa prendere consapevolezza che il Trail Running, l’Ultrarunning e comunque l’Outdoor in genere, possa e debba vivere anche di un approccio più fai da te, più semplice, dove devi arrangiarti, essere in grado di cavartela, seguire una traccia e saperla trasformare, poterti e doverti affidare solo a quello che hai dentro lo zaino e alla poca o tanta esperienza che hai sulle spalle. Per questo, prima di iniziare il nostro breve racconto dei nostri 37 km, ci sembrava doveroso ringraziare chi c’era e chi ha ideato tutto questo, un tutto che va molto oltre al nome Translagorai.
Partenza ore 20:30 ma prima era già tutto bello, facce nuove, volti che eravamo abituati a vedere solo sui social, persone che non si conoscevano che si davano passaggi e si regalavano sorrisi.
Dicevamo, ore 20:30 partenza e già dopo 1 chilometro e mezzo, noi tre, eravamo praticamente soli (non perché eravamo davanti agli altri…). Una prima salita regalata seguendo quelli forti e poi il primo taglio fra erba e rocce per riprendere la traccia originaria. Le prime foto e i primi wow (di una lunghissima serie) iniziano ad immagazzinarsi ed eravamo solo in Panarotta, il tratto che sulla carta doveva essere quello meno affascinante. La notte scende veloce, le luci davanti diventano sempre più rade e dietro non ne vediamo molte. Un meteo decisamente clemente ci fa concentrare su di noi e le chiacchiere prendono il loro giusto spazio. L’attenzione viene rivolta più all’alimentazione che al ritmo, bene così.
Al 10° chilometro circa, il primo assaggio di creste, forcelle e roccia (Passo del Lago), ma scendiamo rapidi verso il Lago di Erdemolo e proseguiamo sereni in direzione Rifugio Sette Selle. La salita a Passo Palù passa veloce iniziamo a vestirci per il vento che soffia a raffiche decisamente importanti. La camminata si alterna a brevi tentativi di corsa, interrotti di tanto in tanto per controllare il Gps e accorgersi di essere fuori percorso, ma nessun problema, avanti così.
Attorno al 20° in zona Passo Cadin, le stelle richiedono di spegnere le frontali e stare qualche minuto al buio e nel silenzio, potevamo solo immaginare quello che ci circondava, ma bastava e bastava a noi.
Al 26° chilometro purtroppo Maurizio prende un’insaccata al ginocchio, inizialmente non sembra nulla di grave, ma poi si rileverà essere il motivo della nostra dipartita.Si prosegue, in un infinito su e giù fino al passo Manghen (sembrava più su che giù) dove imbocchiamo il sentiero verso il Lago delle Buse e le prime luci si accendono sul primo (visibile) “Selvaggio Lagorai”. Il tratto fino al lago delle Stelune, diventa eterno a causa del ginocchio di Maurizio, ma le imprecazioni vengono soffocate dalla bellezza che ci riempie gli occhi: verde, porfido, acqua e soprattutto il nulla oltre a noi.Al 37° chilometro, poco sopra il Lago delle Stelune, abbandoniamo il percorso per dirigerci nel fondovalle verso il Ponte delle Stue dove ci aspetta Elisa con il furgone. Siamo dispiaciuti, ma sereni e felici di quello che abbiamo fatto e di quanto abbiamo trascorso, proseguire separati non avrebbe avuto senso e la scelta di uscire in gruppo è sicuramente quella più giusta e naturale.
La Transloagorai Classic, come FKT, è qualcosa di realmente difficile e lento. Senza l’infortunio di Maurizio non l’avremmo sicuramente portata a termine nelle 24 ore e forse nemmeno portata a termine, quindi per chi vorrà cimentarsi in questa impresa, tenete presente un tempo decisamente dilatato e raddoppiate quello che solitamente siete abituati a calcolare. Non è una cosa per tutti, ma a tutti consigliamo di provarla, anche se come noi non la porterete a termine.
Piccola nota tecnica, per chi dovesse ritirarsi nel nostro punto (Lago delle Stelune), la discesa fino al Ponte delle Stue è lineare e semplice e di circa 8/9 chilometri, ma il cellulare prende solamente poche centinaia di metri prima della strada asfaltata e al parcheggio lungo la strada provinciale e solo come Vodafone, quindi per chi ha altri operatori attenzione perché rischia di doversi fare altri 10 chilometri fino a Molina di Fiemme (passano comunque tante macchine per un po’ di sano Autostop).

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