17/07/2021 Stefano Cariboo Serena

Stefano ‘Cariboo’ Serena – DNF Passo Manghen

Sabato sera, 20 e 35 più o meno, autostrada del Brennero, direzione nord.

Stefano mi manda il video della partenza: cazzo stanno già partendo e io avrò ancora circa un’ora e mezza prima di arrivare in Panarotta. Che fighi però. E sono tanti, una quarantina, non pensavo. Forse neppure Paco e Filo si aspettavano tanta gente.

Domenica sera ore 21 circa, Passo Rolle.

Sono in auto e sto gonfiando il materassino per dormire. Ho appena accompagnato un tipo alla sua auto qui al Rolle, perché le sue gambe si rifiutavano di fare a piedi i due tornati che dividono questo parcheggio da quello con le sedie da campeggio in cerchio, i furgoni e il cibo vegan di Giulio e Cate, che rappresenta l’arrivo della Translagorai Classic.

Sabato sera ore 22, Panarotta.

Stefano ‘The Ruffman’ è a fianco a me e stiamo iniziando a correre. Luca mi filma come in un documentario serio e io non so cosa devo fare. Andrea scatta foto. Ho appena salutato Alessandra al furgone. Figa però questa cosa di partire un’ora e mezza dopo il gruppone: ho un pacer per un’ora tutto per me, e pure fotografo e videomaker…

Domenica pomeriggio tardi, sentiero dopo il rifugio Colbricon.

Passiamo i laghi Colbricon, che sono un posto bellissimo, e andiamo in direzione delle piste da sci di San Martino. È la quarta o la quinta volta che andiamo avanti e indietro da lì, siamo io, Enrico e Giulio. Stavolta Luca, che filma, e Arianna non sono venuti. 
Stanno arrivando Paco, Filo e Daniele. Li ho lasciati la mattina che partivano dalla malga Cauriol dopo i ‘tre milanesi’ e altri due ragazzi di cui non ricordo il nome.
«Vai al Rolle dopo?» mi ha chiesto uno dei due. 

  • Sì certo»
  • Allora ti lasciamo un po’ di cose sporche, così ci alleggeriamo
  • Ahahah, ok certo

Questa cosa mi è valsa una birra. Cin!

Con Filo, Paco e Daniele ci sono anche Manuel e Oscar, che sono partiti da Varese sabato mattina, non per correre ma per fare assistenza agli amici ed erano al bivacco Paolo e Nicola ad aspettarli. Si dice che lì ci fossero tante birre e la polenta.

Sabato, ore 23:15.

Stefano è già tornato in Panarotta. Ora sono solo, è buio, e il Lagorai vero si è presentato: sono cominciati i sassi. Dieci mesi fa ero qui alle 4 di mattina. La direzione era quella opposta, stavamo arrivando dopo una epica giornata in Lagorai. Poco importa se non è stato un ‘sub 24’, è stata tutta una bellissima scoperta perché a parte il luogo della partenza e dell’arrivo non conoscevo nulla se non con qualche informazione raccolta.

Domenica pomeriggio, un po’ più tardi.

Siamo tutti in cerchio con una birra in mano e dell’ottimo cibo vegan preparato da Giulio e Cate per rifocillare tutti, partecipanti e amici.  Siamo un bel gruppo, ci sono Tommaso, Francesca, Luca, Alessandro, Ciccio, i ragazzi di Cascada, più altri che sono arrivati dal giro o che semplicemente sono lì per esserci.

Questo è l’arrivo di Translagorai Classic. Non ci sono striscioni né premi né speaker. Non ci sono pettorali né medagliette. Solo runner che applaudono altri runner. Persone che passano una birra o un pezzo di focaccia ad altre persone che allungano la mano con un sorriso. Esseri umani che increduli di quanto fatto salutano chi li sta applaudendo. 

Domenica mattina ore 3:00 circa.

Sono a 7 o 8 chilometri dal Passo Manghen. Arrivo ad una forcella di cui non ricordo il nome (TLC è tutto forcelle e traversi), guardo il GPS per capire quale traccia di sentiero prendere, e mi accorgo che non riesco a leggere i numeri sul quadrante dell’orologio. Vedo solo la frecciona blu della direzione, ma il resto fatico a metterlo a fuoco. Ho sonno. Parecchio sonno. Sento il rumore di una folata di vento pazzesca che sta per raggiungermi e che mi prende. Quasi mi volano i bastoncini. Faccio fatica a stare in piedi su questa crestina che devo percorrere per una decina di minuti, prima di capire che sono sul sentiero sbagliato. Torno indietro sempre con questo vento nella testa che non mi dà tregua e scivolo. Scivolo ancora. Infilo la traccia giusta, e corro perché voglio togliermi da questo posto e da questo vento alla svelta. Non posso neppure pensare di togliere lo zaino e prendere qualcosa da mettermi perché mi volerebbe via. E allora corro via io. Il vento finisce finalmente, mi gira la testa e ho sonno. Sto pagando cara l’idea azzardata di salire in auto da Brescia alle 19:30 dopo un sabato di lavoro in negozio e spararmi TLC. Ho sonno. Parecchio sonno. Mi tornano in mente i microsonni sui sentieri del Tor o dell’Alta Via dell’Ortles l’anno scorso.
Davanti a me vedo a tratti due frontali che sono una bella motivazione per andare avanti. Capisco poi che ora mancano circa 2 o 3 chilometri dal passo Manghen e sarebbe figo raggiungerli. Non riuscirò a farlo. Arriveranno una decina di minuti prima di me. Intanto, penso che al Passo Stefano mi aspetta con l’auto e potrei dormire.
Comincio a fare dei calcoli. Se continuo, dopo il Manghen non ho possibilità di ritiro fino alla Malga Cauriol al chilometro 50 circa, perché non c’è nulla lì in mezzo. Solo un sentiero da seguire e una traccia da azzeccare. Se invece decidessi di fermarmi, non sarei solo perché Ste è li in auto e la tentazione è davvero forte.
Arrivo finalmente al Manghen più o meno alle 4:45. Scambio due parole con uno dei due ragazzi che ho raggiunto che mi invita a seguirli e proseguire con loro. Questa sarebbe la cosa giusta da fare, ma decido di fermarmi. Ho fatto un terzo di Translagorai Classic da solo e di notte. È stata una bellissima avventura solitaria, con una luna rossa che a tratti mi guardava dall’alto e a tratti si nascondeva. Sono stato accompagnato dal vento e dalle stelle.

Lunedì mattina, 5:05, Passo Rolle.Mi sveglio di soprassalto, apro gli occhi ed è già chiaro. Esco dal sacco a pelo, mi strizzo gli occhi, prendo la bottiglia di Coca Cola e bevo. Prendo un paninetto con gli spinaci che ho nello zaino da corsa e lo mangio. Colazione fatta, è ora di tornare a casa.
Volevo esserci. Dovevo esserci. Volevo far parte di tutto questo.
E questo è Translagorai Classic.

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