13/07/2024 Luca Forti

TRANSLAGORAI OUT AND BACK

Ho iniziato a pensare all'out and back dopo la traversata collettiva del 2023, in quell'occasione il buon Enrico Scanavin ha fatto un tentativo purtroppo andato male.
Non mi son detto: "cazzo lo voglio fare io" ma ho semplicemente iniziato a ragionare sul se e come sarebbe stato possibile farlo.
Nei giorni successivi ho messo nero su bianco alcune considerazioni riguardo tempistiche, percorso, orari di partenza e arrivo, pause ecc… alla fine ne è nato un piano di massima che ho messo li da una parte nel caso mai un giorno avessi voluto provarci davvero.
A ottobre 2023 ho deciso a dedicare gran parte del 2024 alla corsa e così tra i vari obbiettivi ho messo li un tentativo di out&back.

La settimana prima della partenza occupo ogni giorno un po' di tempo alla pianificazione della faccenda: creo due tracce dettagliate una per l'out e una leggermente diversa per il back, studio pezzo per pezzo quale può essere il percorso migliore in grado di farmi risparmiare qualche km e qualche metro di dislivello, creo una tabella exel nella quale inserisco tempi di percorrenza, km e dislivelli intermedi e totali e costruisco un grafico/altimetria che sarà la mia linea guida per tutto il tentativo.
Infine creo un piano alimentare dettagliato, non lascio niente al caso, è una cosa per me talmente grande che sento come ogni piccolo dettaglio sia fondamentale per la riuscita o meno del progetto.

Il venerdì della partenza prendo ferie e dormo fino a quando riesco (11:00) faccio un'ora di colazione e subito dopo mi sfondo di pasta TOP.
La pasta TOP=tonno + olive + pomodorini, se sono farfalle ancora meglio, è la pasta delle prestazioni, ormai da qualche anno prima di ogni cosa lunga faccio il pieno così.
Alle 15:45 sono al parcheggio della Panarotta, con l'Ari mi godo questo quarto d'ora di pace prima del via.

Alle 16:00 spaccate faccio partire l'orologio e inizio a correre, dopo mesi di elucubrazioni mentali finalmente si passo alla pratica e la cosa mi da un certo sollievo.
I primi km passano velocissimi e in poco tempo sono al 7 Selle dove ricarico le borracce e faccio due chiacchere con il gestore che sta lavando un paio di sci nella fontana (un paio di sci a metà luglio in val dei Mocheni? boh)
"dan do arivet?"
"dalla Panarotta"
"en do vat?"
"Mah…provo a nar al Rolle"
"Ostia te fai la Translagorai! ma no te la provi doman con el tentativo organizzato?"
"è…si…l'idea l'è ben quela…"
"Ostia te la provi avanti e endrio!?"
"è…veden…me piaseria ben"
"daghe vecio spero de vederte…domenega alora!"
"el spero anca mi"

Pronti via riparto e in poco sono già al Manghen, sono le 21:00 e sono un'ora in anticipo rispetto alla tabella di marcia, bene così, mi infilo nell'atrio del ristorante che c'è al passo e mi godo Panetto e cochetta.
Riparto dal Manghen verso le 21:20 e alle 21:30 DK sono di nuovo al Manghen dove recupero i bastoncini che avevo dimenticato un attimo prima.
"No così Luca cazzo!!! scemo di merda!!! concentrato!!!"

Comincia così la prima notte fuori, le orecchie iniziano a sentire rumori di bestie feroci nascoste tra i sassi, con la coda dell'occhio vedo creature mostruose muoversi intorno a me.
Per passarmela meglio inizio a cantare e a parlare da solo.
A un certo punto vedo davanti a qualche centinaio di metri una luce ferma in mezzo al sentiero: "figata! qualcuno come me sta provando la traversata! magari ci facciamo la notte insieme e domani all'alba ci accoltelliamo com'è giusto che sia!"
Fatto sta che non saprò mai di chi fosse quella luce.

Le ore passano lente e manca sempre tantissimo all'alba, come se non bastasse a forcella di Lagorai, verso la mezzanotte, entro in una nebbia fittissima.
Poco prima della Litegosa ho un'incontro ravvicinato con un Camoscio, quel mona si era fatto il cuccio dietro un'angolo del sentiero e quando gli sono arrivato a un paio di metri è partito a fionda facendomi letteralmente cagare addosso!
Al passo Sadole sono ancora nella nebbia, qui il piano era di passare lato Vanoi risparmiando qualche centinaio di metri di dislivello, alla fine opto per scendere al Cauriol in modo da finire nel sottovento e uscire finalmente dal nebbione.

Che bello il Cauriol, ci arrivo verso le 3 e 30 del mattino, ovviamente tutti dormono e c'è una pace incredibile, non tira una bava di vento e non vola una mosca.
Mi godo un po' di relax, mangio un panino miele burro d'arachidi, riempio le flask, mi ciuccio un pocket coffe, sistemo lo zaino e dopo una ventina di minuti riparto per la salita al Canzenagol.
Approccio questa salita pianissimo, sento di dover far economia e risparmiare il più possibile, faccio un paio di chilometri a 30 min/km.
Alle 5 del mattino, poco prima di scollinare, spengo la frontale, che sollievo pensare che per le prossime 16 ore ci vedrò senza problemi.

Poco prima del Paolo e Nicola arriva la prima e unica crisi dell'out, giro l'angolo del sentiero pensando di esserci quasi e invece mi trovo davanti un enorme anfiteatro da circumnavigare, fisicamente sto bene ma la testa cede tutto di colpo, per un momento penso a tutta la strada che ancora ho da fare, mi immagino l'Ari che si incazza perché sono un paio d'ore in anticipo sulla tabella di marcia e per venire a farmi supporto dovrà staccarsi prima dal lavoro, per qualche minuto mi sento solo e abbandonato dentro a un progetto troppo grande per le mie capacità, sento forte la necessità di ritirarmi e mandare tutto a puttane.

Finalmente, verso le sette del mattino, arrivo al Paolo e Nicola dove trovo alcuni camminatori in partenza per il Rolle, di ripartire subito non se ne parla nemmeno, sono due ore avanti rispetto al piano e decido di investire un'oretta di tempo in una buona pausa.
Mi metto in un letto e imposto la sveglia 45 minuti avanti.
Dopo mezz'ora mi sveglio da solo per l'agitazione, cazzo sono come nuovo, non ho minimamente sonno, le gambe stanno benissimo e son gasato come non mai, faccio colazione ascoltando Tullio Pinter da Bambin degli Articolo Trentino, mi prendo a sberle le gambe e mi carico come se fossi un centometrista alla finale olimpica, sono da solo nel bivacco, posso fare il mona tanto non mi vede nessuno!

Esco dal bivacco faccio pochi passi e decido che è ora di vuotare il sacco, faccio una foto al Paolo e Nicola e la mando sulla chat del TRC con un messaggio molesto di buongiorno in cui dichiaro le mie intenzioni, ormai non si torna più indietro.

Le ore a seguire passano in un lampo, inganno il tempo mandando vocali alle persone che mi stanno seguendo: el me Lux la me Ari il buon Scanavin la chat del TRC e ovviamente la Mamma, non le avevo ancora detto niente in modo da evitarle almeno una di due notti in pensiero.
Alle 12:30 sono alla stanga di malga Rolle, sono a metà e son felice come un bambino a Natale, sono felice perché sento dentro la voglia di girarmi e ripartire, non ho nessun dubbio a riguardo.

Ovviamente l'Ari non è arrabbiata per via del mio anticipo, anzi si prende cura di me, mi riempie di attenzioni tifa per me! gnam gnam pastasuta! mangio un camion di pasta Top cambio scarpe e calzotti sistemo lo zaino e son pronto a ripartire.
Ari: "dove pensi di andare? non hai detto che ripartivi alle 2?, è l'una e mezza fatti un pisilo!".

Mezz'ora dopo riparto, sono le 14:00 e sono carichissimo, sento che ho ancora tanto da dare prima di gettare la spugna, infilo la stradina per il lago, sorpasso orde di Marmottari in gita, passo il lago, passo la salitona e arrivo al passo del Colbriccon, ci risiamo! davanti a me un mare di sassi da attraversare, però non sto andando, sto tornando cazzo!
Questi chilometri lentissimi e interminabile nella mia testa volano, la giornata è stupenda,ormai vado così piano che riesco anche a godere del panorama.
Verso le sette sono di nuovo al Paolo e Nicola dove trovo il ristoro del buon Enrico Scanavin, riempio una delle due flask con del liquido marrone non ben definito, entro un'attimo a scaldarmi e a scambiare due chiacchiere con gli inquilini del bivacco e poi riparto.

Come per l'andata il tratto Paolo e Nicola - Forcella Coldosè si rivela mentalmente difficilissimo, la gasa della ripartenza ormai è un lontano ricordo e inizio seriamente a pensare di aver fatto abbastanza e di potermi accontentare di un ritiro al Cauriol.
Non ho nessuna scusa fisica per ritirarmi, inizio ad essere bollito ma non ho dolori preoccupanti, la testa però ormai è quello che è, la giornata sta finendo ed ho ancora davanti tutta una notte,50km e 3000 metri di dislivello.
In discesa verso il Cauriol mi viene incontro il Pave, è li per lavoro e sapendo del mio tentativo è venuto a farmi un po' di compagnia, nella mezz'ora a seguire spariamo tante di quelle stronzate! mi da un gran sollievo la sua presenza.
Attorno alle 21 e 30 arrivo al Cauriol, l'Ari mi fa trovare la maggiolina aperta con il letto pronto, senza pensarci 2 volte mi fiondo a dormire e lascio a lei e al Pave il compito di riassettarmi lo zaino.

Alle 22:30 suona la sveglia, apro gli occhi, sono sotto al piumone al calduccio, non trovo nessuna ragione valida per uscire da questa situazione sto benissimo li dove sono.
L'Ari, che nel frattempo si era messa a dormire in fianco a me, senza pensarci su si alza ed inizia a prepararsi, in qualche modo trovo anch'io la forza per buttare fuori la testa dalla maggiolina e scendere dalla scaletta e in quel momento succede il miracolo.
Vengo circondato dai ragazzi del TRC: Filo Jacopino, Adele, Daniele e Davide me li ritrovo li attorno al baule della macchina sorridenti che mi prendono per il culo perché ho la faccia rovinata, ridono, scherzano, e intanto mi aiutano a mettermi in sesto per ripartire; il Manny pesta anche una grossa merda di vacca coi sandali per portarmi un po' di fortuna.
Mi riempiono di gasa in un modo incredibile, la voglia di abbandonare sparisce violentemente.
Prima di ripartire entro al Cauriol dove il Tommy mi fa finalmente un vero caffè, lo bevo sperando in un'effetto braccio di ferro, esco, mi godo ancora un po' la compagnia e poi attorno alle 23:00 riparto.

Questo giro non riparto da solo, adesso c'è l'Ari a farmi compagnia.
Non vorrei nessun altro con me in questo momento, è la mia persona preferita, mi conosce bene, sa che da stanco faccio i capricci e sa come gestirli, con lei posso parlare di montagna, arrampicata, parapendio e progetti vari ma posso anche passare ore in completo silenzio camminando e soffrendo senza sentirmi in dovere di intrattenere una conversazione.
Sa quanto ci tengo a questo out and back e sta facendo tutto quello che può per renderlo possibile, a pensarci bene non è una cosa scontata, sta sacrificando una grossa fetta del suo tempo libero per accudire un'idiota che sta facendo una cosa completamente inutile.

La salita verso la cima Liteosa procede lentissima, quando mi giro vedo l'Ari che cammina con le mani dietro la schiena a mo' di pensionato che va a vedere i cantieri.
Poco dopo la Litegosa sento che è in arrivo una grossa detonazione, mi fermo, mi siedo, mangio, bevo e riparto piano piano, la crisi passa e lascia spazio all'euforia, è ora di far bordello!
Metto su il disco "Polenta e Osei" degli Articolo Trentino e iniziamo a cantare sporcherie in dialetto: Moto Morini, E mi e ti el Tony, To sorela e via così.
Ogni tanto ci giriamo e vediamo in lontananza la frontale del Mosna: "MOSNA!!! VIENI A PRENDERCI!!! MOSNA CORRIIII!!!!"

A forcella di Lagorai il Mosna riesce a prenderci, non se la passa benissimo ha una brutta cera, ha addirittura il coraggio di chiedermi se ho della coca cola: "che cazzo sono un distributore :-)?" Passiamo assieme alcuni minuti poi lui ne ha di più e ci scappa via.

Per tutta la notte, ogni ora ora e mezza, mi fermo a fare una pausa, mentre mangio l'Ari mi massaggia il ginocchio destro che da qualche ora ha deciso di ribellarsi.
Ormai viaggio su un'altalena di emozioni passo da momenti di gasa a momenti di enorme sconforto alla velocità della luce, tratti di percorso che all'andata mi sono sembrati insignificanti adesso assumono dimensioni bibliche.
Al lago delle Stellune albeggia, ho gli occhi che mi si chiudono, se provo ad accelerare il ginocchio destro mi fa male, anche i piedi iniziano a soffrire parecchio, però dentro di me inizio a sentire che ormai è fatta, da qui al Manghen non ci sono grosse difficoltà e una volta al Manghen non resta che la Panarotta.

Dopo ore e ore di sentiero metto piede sull'asfalto 2 tornanti sotto al passo Manghen, guardo su e vedo i ragazzi del TRC che urlano e mi battono le mani, per la prima volte nella mia vita la magica campana sta suonando forte per me, un'emozione incredibile che non dimenticherò mai.
Arrivo al passo e ricevo un servizio da top runner: vengo fatto accomodare, qualcuno mi riempie le flask, un altro mi passa un panino, il Roby Dega mi massaggia il ginocchio dolorante con dell'Arnica, tutti mi riempiono di attenzioni, nel mentre arrivano anche il Loren e l'Emanuel.
Che bene che si sta ai ristori del TRC! Fortuna fa freddo e tira vento così attorno alle 7 del mattino, 20 minuti dopo il mio arrivo, trovo la motivazione per ripartire.

Ho ancora 9 ore per chiudere sotto le 48 e 7 ore per chiudere anche il back sotto le 24, dopo 39 ore di pura gestione per la prima volta provo ad alzare un po' il ritmo, ormai non devo più risparmiare, ades podo magnar for tut!
Ovviamente il ritmo non si alza come vorrei, il Suunto parla chiaro, però nella mia testa sto viaggiando a tutta velocità verso la Panarotta.

Al passo Cagnon vengo sorpassato dallo Stefano Bertoldi e poco dopo mi raggiunge anche il Loren, è scazzato perché ha perso un sacco di tempo a perdersi durante la notte e inoltre ha la traccia che arriva all'Erterle invece che alla Panarotta, per questo decide di proseguire con me, un po' mi dispiace perché lo sto facendo rallentare, dall'altra mi fa piacere continuare con lui, l'è così pien de monade.
Dopo una veloce pausa al 7 Selle ripartiamo, piccola discesa e poi su per l'ultima vera salita della traversata.
Al lago di Erdemolo ci viene incontro lo Zambo e poco dopo siamo al passo del lago, è fatta! da qui sono 10km facili, guardo l'orologio, ho ancora 2 ore e mezza per chiudere il back sotto le 24 ore, per la prima volta da non so quanto tempo inizio addirittura un po' a corricchiare.

Passiamo la Portella, giriamo attorno al Gronlait, arriviamo a forcella Fravort giù dal rampone e iniziano gli ultimi 6-7 km tutti in piano, i miei colleghi vorrebbero correre, io ci provo ma non ci riesco, non riesco a resistere per quei 2/3 minuti necessari a sbloccare le gambe, corro 100 metri poi cammino, ci riprovo e poi ricammino, ai meno 4 km il Loren parte a fionda per la volata finale.
Finalmente riesco a sbloccarmi, le gambe girano, i dolori spariscono, con lo Zambo parliamo di Translagorai, di CTT ma anche di corse future e intanto il tempo vola.
In un attimo siamo alla bassa, imbocco il sentiero basso e via tutto quello che vanno le gambe fin sotto l'ultima salitella che porta alle piste in fianco parcheggio della Panarotta, provo a correrla ma non ci riesco.
Scollino e becco la Mamma Lucia, mi fermo a far due parole ma subito mi caccia verso il traguardo, corro piano mi godo il momento, mi godo la campana che di nuovo suona per me, saluto l'Ari batto il cinque al me vecio passo sotto l'arco traballante e fermo l'orologio.
Sono le 13:16 di domenica.

In pochi secondi mi ritrovo seduto in poltrona, nei piedi ho le ciabatte, ho in mano una grossa birra e in gaida un bel piatto di pastasciutta, non ho mai pensato seriamente di potercela fare e invece gli astri si sono allineati e adesso sono qui e non vorrei essere in nessun'altro posto al mondo.
Il resto del pomeriggio lo passo a pestolare in giro per il piazzale, mangiando senza sosta, bevendo bibite golose a base d'orzo e chiacchierando con chi ha corso e con chi ha fatto assistenza.
Ogni volta che arriva qualcuno si fa festa grande, mi colpiscono soprattutto gli arrivi della Mary e dell'Ale Dellai; la Mary corre da pochissimo, penso meno di un'anno, nonostante ciò si è mangiata la Tranlager apparentemente in scioltezza, l'Ale ha appena realizzato un suo sogno al punto da dire che appenderà le scarpe al chiodo e inizierà a fare qualcosa di meno serio dell'Ultra running.
Verso sere arriva pure l'Enrico Scanavin, era una delle pochissime persone a sapere che avrei fatto un tentativo, è' stato davvero un figo, per motivi di forza maggiore non ha potuto partecipare alla Translagorai, nonostante questo ha trovato il tempo sabato mattina di organizzare il ristoro al Paolo e Nicola (3 taniche da 15 litri: una di acqua una di sali ed una di pozione marrone + un sacchettone di gel e barrette abbandonati li per sostenere una trentina di corridori molti dei quali sconosciuti), per tutta la traversata mi ha sostenuto con messaggi scritti e vocali ed ora è riuscito a salire da Bassano in bicicletta per esserci almeno per un po'.
La giornata si conclude con la classica cerimonia di chiusura alla fine della quale uno non può che non vedere l'ora che arrivi l'anno prossimo.

Per quanto riguarda l'andata no ho avuto grossi problemi, sono riuscito ad essere completamente autosufficiente, una volta al Rolle sarei potuto salire tranquillamente su una corriera e tornarmene a casa in completa autonomia.
Il discorso è totalmente diverso per il ritorno, non l'avrei mai portato a casa con la sola forza della mia zucca.
Ringrazio tutti i ristoratori: Roby Dega, Jacopino, Adele, Daniel Oss, Davide, Leti, Mat, Tommy del Cauriol; ai due ristori mi avete dato attenzioni e cure ma soprattutto tanta tanta gasa.
Un grande grazie al Filo che è il vero motore di questa Translagorai e senza il quale saremmo completamente persi e disorganizzati.
Grazie al me Lux che da casa mi ha bombardato di messaggi vocali e chiamate moleste per tutte le ore che ho passato fuori.
Grazie allo Scanavino per il supporto da casa per il ristoro al Paolo e Nicola e per esserci stato.
Grazie allo Zambo, al Loren e al Pave per aver condiviso con me qualche pezzo di sentiero.
Grazie alla mamma Lucia e al papa Maurizio per il ristoro all'arrivo e per esserci stati sempre ogni volta che sono arrivato alla Panarotta dopo la traversata.
Il grazie più grande va alla mia piccoletta, senza l'Ari sarebbe stato impossibile.

UN PO DI NUMERI:

INIZIO OUT: Venerdì 12 luglio ore 16:00
FINE OUT: Sabato 13 luglio ore 12:30
INIZIO BACK: Sabato 13 luglio ore 14:00
FINE BACK: Domenica 14 luglio 13:16

TOTALE 45 ore e 16 minuti, 158km, 9902mt D+

12 gel
28 barrette
8 flask di maltodestrine
2 panini cotto e mozzarella
2 panini burro di arachidi e miele
2 etti pasta TOP
1 etto riso e bisi
2 latte di Coca Cola
3 Pocket Coffe

2 paia di scarpe
4 paia di calzini

2 ADESIVI

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