??/08/2024 Lorenzo Mori

Cara Translagorai, non ti ho finita! E d’altra parte, non è che ci si concede al primo approccio. Ti ho immaginata, ti ho pensata da fine 2023, quando, con il mio amico Luca, abbiamo condiviso questa pazza idea, incomprensibile ai più. Sei stata bella nella preparazione, nell’organizzazione, nella vigilia e nella realizzazione, anche se sei bastarda! Perché obblighi a mirare sempre verso la cima, ma non ne fai raggiungere nemmeno una. Sei stata bella per meteo favorevole, per la compagnia, per un tracciato tecnico, avventuroso, mai banale, che richiede impegno, anche mentale. Sei ancor più bella perché non ti ho completata e ho ancora qualcosa da immaginare, correggere, migliorare per finirti! Siamo partiti alle 20.30 subito dopo la semifinale dei 100 delle olimpiadi. A mio avviso è un ottimo orario per chi ambisce a completarla entro il limite, forse partendo un paio d’ore dopo viene anche meglio perché la complicata discesa al Cauriol verrebbe fatta non al buio completo. Al Cauriol, rifocillati e in tabella perfetta per completarla entro le 24 ore, il primo bilancio. Sto bene, forse gambe un po' troppo dure considerando il dislivello in discesa ancora da fare, ma in salita il ritmo c’è e le prime luci dell’alba portano entusiasmo. Di questa prima parte ricorderò il gusto della ricerca del segno bianco e rosso in mezzo alle pietraie. Fare traccia è sempre una figata. La seconda parte, dopo passo Sadole porta il primo problema: sulla trecentesima pietraia percorsa un sasso invece di ballare, come spesso succede, mi scivola sotto ai piedi e crollo sullo stesso sbattendo gamba destra, fianco e gomito. Nulla di che, ma per realizzarlo ci metto 5 minuti. Ripartiamo. Luca ha ottima gamba e ha superato il suo momento down, io capisco che non ho avuto conseguenze dalla caduta, ma comincio a ragionare step by step. La gamba destra lavora, ma alla lunga chissà. Mi allineo su un ritmo da 22/24 ore. Il cammino è un susseguirsi di sguardi verso le cime che è meglio non raggiungere per non perdere tempo (Litegosa, aspettami che vengo a trovarti a breve) e ragionamenti tra tabelle di percorrenza, check up fisico, necessità di bere e alimentarsi. Capisci quanto sei concentrato solo dopo che sei al parco stravaccato sul prato e ripensi alle ultime fantastiche 24 ore. Verso il Manghen il discesista che è in me comincia ad innervosirsi perché il ritmo espresso è da pensionato con 3 crociati lasciati sui campi di calcetto. Non gioco a calcetto e i crociati li ho ancora integri. Nonostante in salita ancora ne abbia per raggiungere la Panarotta, il dislivello negativo diventa un supplizio. La gamba destra, infatti, duole parecchio nel punto messo alla prova dalla caduta, e dopo un paio d’ore, per compensazione, anche il ginocchio sinistro comincia a segnalare quanto sia buona la radler del Manghen. Cerco di tenere il ritmo per “lanciare” Luca verso il completamento, poi lo invito a proseguire da solo. Il tifo è tutto per lui, io mi fermo al Manghen, raggiunto attorno alle 14 con calma e mi ritiro. Penso a tante cose: forse avrei potuto proseguire, al Sette Selle ci potevo arrivare. Si, ma avrei rallentato Luca e avrei solo rischiato qualcosa nelle discese. Forse con un po' più di sacrificio… forse è la testa che mi dice di fermarmi, ma che la stessa può essere gestita. No, ho fatto bene. Finirla per finirla non mi interessa. Voglio finirla bene, magari stanco morto, ma divertendomi. Così sarebbe stato solo un mettere una tacca sul “fatta anche questa”. L’obiettivo minimo era arrivare al Manghen, ci siamo arrivati in tabella e divertendoci… in fondo mai avevo nemmeno pensato di fare 54 km e 3700 di dislivello in un giorno, mi ero fermato a 2700 mt e 42 km. La mia Translagorai finisce a Borgo, dove giungo tramite cortese autostop e da lì parte il tifo per Luca (che ci riuscirà!) e per l’italvolley. Cara Translagorai, ci rivedremo. Non so se per riprovarci, ma sicuramente per concatenare alcune cime!

TRANSLAGORAI CLASSIC / ©

2024

Trento Running Club